Piermario Morosini

Piermario MorosiniTrentunesimo minuto di Pescara-Livorno, partita del campionato di serie B, gli ospiti conducono 2-0 e la squadra di casa attacca a ridosso dell’area di rigore:  il numero 25 del Livorno insegue il suo avversario, barcolla, si piega, si accascia, si rialza, cade nuovamente, si rialza, ancora una caduta e un terzo tentativo di rimettersi in piedi e scattare a riprendere il suo uomo, prima di cadere per l’ultima volta. Non riprenderà più conoscenza nell’ora e mezza in cui verrà tentato di tutto per salvargli la vita. Infarto o aneurisma cerebrale le prime ipotesi.
Il tragico epilogo della giovane vita di Piermario Morosini sembra voler racchiudere in pochi istanti la metafora di una vita segnata da tragedie, affrontate con la forza di chi non voleva arrendersi all’inevitabile. A certe persone la sorte non concede tregue né rivincite: si accanisce sino a non lasciar loro scampo. Questo è stato il primo pensiero di chi conosceva Piermario Morosini, l’ex centrocampista della nazionale under 21. Allo shock e allo sgomento che sempre accompagnano la scomparsa di un giovane atleta nel corso di un evento sportivo, nel caso di Morosini si aggiunge il dolore per la fine prematura di un giovane calciatore cui la vita aveva riservato sofferenze in serie, in un’età in cui avrebbe dovuto semplicemente divertirsi col pallone e godersi la felicità dei familiari per i suoi successi in campo. Le gravi disabilità del fratello e della sorella lo avevano reso più sensibile e maturo dei suoi coetanei. Abituato a convivere con le difficoltà e le sofferenze, nel giro di un paio d’anni si era ritrovato ad affrontare una sequenza di tragedie da mandare al tappeto chiunque: a 15 anni perde la madre, a 17 il padre e in breve tempo il fratello. Sentiva il dovere di essere forte per sé e la sorella maggiore malata.
Tutti gli allenatori e compagni di squadra che lo hanno accompagnato dai primi passi nelle giovanili dell’Atalanta all’esordio in serie A il 23 ottobre 2005 con la maglia dell’Udinese contro l’Inter, sino all’ultima esperienza di Livorno, gli riconoscono forza d’animo e entusiasmo eccezionali: “Non faceva mai pesare o sentire quel che aveva passato”, “Era sempre sorridente”, “Era molto, ma molto, più maturo di qualunque ragazzo della sua età”. Il giocatore più ammirato da Morosini era Mathias Almeyda: stessa posizione, stesso numero di maglia (il 25), ma il giovane centrocampista del Livorno era giocatore tatticamente più ordinato e tecnicamente dotato del mediano di rottura argentino. A Livorno Morosini era giunto in prestito dall’Udinese, in Toscana cercava di rilanciare una carriera che per lui, che era stato un punto fermo di tutte le nazionali giovanili (dall’under 17 all’under 21), sembrava destinata a un futuro glorioso e da un paio di stagioni faticava invece a decollare.
La morte di Morosini, arriva dopo una serie di tragedie e drammi sfiorati che stanno colpendo con sempre maggior frequenza gli atleti di alto livello. Si può far tutto tranne che continuare a parlare di fatalità. La speranza è che quest’ultima tragedia possa rappresentare per il mondo del calcio quel che è stata quella di Ayrton Senna per la formula 1: non uno stop di circostanza ma un punto di non ritorno, utile per riscrivere le regole e rimettere in primo piano la protezione della vita degli atleti. ECL

Piermario Morosini
Nato a Bergamo il 5 luglio 1986
Morto a Pescara il 14 aprile 2012
Ruolo
Centrocampista
Squadre
Udinese (2004-2006)
Bologna (2006-2007)
Vicenza (2007-2009)
Reggina (2009-2010)
Padova  (2010)
Vicenza (2011)
Livorno (2012)
Nazionale
Italia Under 17-18-19-20-21 (56 presenze, 1 gol)

©LECHAMPIONS.it. Tutti i diritti riservati/All rights reserved.